Il Centro Studi “Paolo Giaccone” incontra il
Sostituto
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Palermo, dott.
Dario Scaletta.
Il rapporto tra Cosa Nostra ed il mondo delle scommesse
1. Dottore
Scaletta, se dovessimo ipotizzare una “gerarchia” tra le fonti di sostentamento
della mafia, le scommesse dove si collocherebbero?
Tradizionalmente,
le scommesse o il gioco clandestino non hanno costituito una fonte primaria di
finanziamento di cosa nostra, questo perché una delle fonti principali è stato
il traffico di sostanze stupefacenti e l’attività estorsiva nei confronti delle
attività commerciali. Infatti queste due attività illecite hanno sempre
consentito e sono sempre state collegate ad un controllo diretto del
territorio, elemento questo che costituisce una delle caratteristiche
principali di cosa nostra, essendo questa un’organizzazione criminale
strettamente collegata al territorio di riferimento. La stessa struttura
organizzativa in mandamenti, famiglie etc è proprio collegata ad una
delimitazione territoriale dove spesso un marciapiede “appartiene” ad una
famiglia e quello di fronte ad un’altra.
Il
gioco delle scommesse, quindi, che nel passato era rappresentato ad es. dal
lotto clandestino e dal totonero, era, sì, sotto il controllo di cosa nostra,
ma non ha rappresentato una fonte principale di guadagno. Sotto questo profilo
è interessante un confronto con gli Stati Uniti, dove mi sono recato per motivi
professionali, in cui invece il settore delle scommesse clandestine ha sempre
costituito tradizionalmente la principale fonte di finanziamento della
criminalità organizzata, ancora di più rispetto al traffico di sostanze stupefacenti
ed in misura maggiore rispetto all’attività estorsiva.
Dal
punto di vista economico, nell’ultimo decennio, si sono registrate una serie di
evoluzioni nel sistema economico, soprattutto nel meridione, perché, da un lato,
la crisi economica del 2009 ha determinato una forte riduzione delle attività
economiche e, conseguenzialmente, cosa nostra ha dovuto diminuire la sua
capacità di riscossione delle attività estortive (proprio perché le attività
commerciali si sono trovate in difficoltà e non avevano modo di contribuire al
sostentamento di cosa nostra attraverso
la raccolta estortiva), dall’altro lato, quasi in maniera speculare, si è assistito
quasi ad un’esplosione delle scommesse lecite. Lo Stato, infatti, attraverso la
concessione dei monopoli ha cominciato ad investire sul settore delle
scommesse, contribuendo a far fronte ai fabbisogni di bilancio, contestualmente,
cosa nostra, cogliendo questa evoluzione del sistema economico, ha visto nel
settore delle scommesse lecite un settore di interesse attraverso cui drenare
delle risorse; quindi, da questi elementi si è accresciuta la capacità di cosa
nostra di svolgere, in questo determinato settore, delle attività oltre che
lecite anche illecite.
Ciò
è emerso durante l’ultima indagine (ndr “All In”) in cui si è assistito ad un
vero connubio tra la figura dell’imprenditore, che lavora nel mondo delle
scommesse, ed un appartenente a cosa nostra che, in modo trasversale, sono
riusciti ad investire nelle attività del settore delle scommesse, diventando addirittura
concessionari di monopoli dello Stato, rendendo in essere un’attività che non
soltanto veniva realizzata sul territorio della provincia di Palermo, ma su
tutto il territorio nazionale.
Quindi non soltanto un interesse volto a "pulire" i proventi di attività illecite, ma anche per ottenere "utili" e impiegare queste risorse non solo per tutte le attività criminali, ma anche per il sostentamento delle famiglie dei componenti reclusi in carcere.
Certamente.
2. Lei
ha introdotto l’argomento guardando indietro di una decina di anni, è possibile tracciare un’evoluzione storica del fenomeno e degli interessi criminali per il
settore delle scommesse?
Ai
tempi del totonero l’attività era certamente molto artigianale, oggi questo
tipo di attività risente anche dell’evoluzione tecnologica e di complicazioni burocratiche
(es. conti correnti personali e dedicati, dove devono confluire i soldi dei
centri scommesse). Possiamo certamente affermare che da un sistema artigianale
siamo arrivati ad uno industriale, professionale, anche con riferimento ai
volumi di denaro che circolano, che sono notevoli. È bene sottolineare che non
è più un’attività tesa al riciclaggio di denaro “sporco” ma al reimpiego, che è
un’attività volta all’ottenimento di utili, somme che poi possono anche essere
destinate al sostentamento delle famiglie dei detenuti, destinazione questa che
permette invero il mantenimento dell’associazione criminale nel tempo.
3. Impresa
Mafia, quindi?
Certamente,
un’impresa che svolge attività imprenditoriale nell’interesse di cosa nostra
sia pure, ed è questo il paradosso, nel solco di attività di per sé lecite, con
tanto di autorizzazioni dalla pubblica autorità e concessioni da parte dei
monopoli dello Stato. È certamente uno spaccato che, in un contesto diverso,
potrebbe essere vista come un’attività assolutamente lecita, ma se poi si vanno
a ricostruire i contatti con l’associazione criminale cosa nostra (es. per
andare ad aprire un’agenzia in un determinato territorio si chiede il
“benestare” alla famiglia di riferimento per quel territorio) si vede che anche
questa è una modalità di controllo del territorio, atto a creare quel circolo
vizioso con cui cosa nostra accresce il proprio potere, perché, per poter avere
un’opportunità lavorativa, mi trovo costretto ad avere “il permesso”. Inoltre,
cosa nostra può anche individuare dei soggetti che io dovrò assumere per la mia
attività e quindi si crea quel circolo che accresce il prestigio criminale
dell’organizzazione nei territori di riferimento e pertanto ci ricolleghiamo a
quel rapporto con il territorio che prima era tenuto con le estorsioni (dalla
cd “messa a posto”) e che ora viene mantenuto attraverso l’opportunità di
svolgere attività commerciale, lavorativa e soddisfare i propri bisogni
primari.
4. Poi
però in questo rapporto con il territorio interviene lo Stato, che si frappone
interrompendo il rapporto con l’organizzazione criminale; qual è quindi la
sorte delle attività che vengono collegate alla mafia e che spesso si avvalgono
di soggetti che non sono parte di cosa nostra?
La
difficoltà maggiore a cui si va incontro è proprio quella di riportare nei
binari della legalità un’attività compromessa dall’illegalità. Lo Stato cerca
di reimmettere nel circuito economico queste attività e nel settore delle
scommesse è astrattamente più semplice, perché, avendo già una concessione
concessa dallo Stato, si tratta soltanto di proseguire in un’attività già
avviata e formalmente autorizzata. Quello che risulta concretamente più
complicato è l’attività di mantenimento “in salute” dell’attività, perché se
una determinata agenzia viene gestita da un amministratore dello Stato, se nel
quartiere non si va più a scommettere presso quell’agenzia e si preferisce
andare presso un’altra, magari ancora gestita da cosa nostra, risulta molto
difficile potere proseguire l’attività economica.
Lo stesso problema, nel passato, si aveva con le attività del settore dell’edilizia: se nessuno si va a rifornire presso una ditta che produce calcestruzzo, dopo il passaggio dalle mani di cosa nostra all’amministrazione dello Stato, quella ditta chiude. Questo è uno dei problemi con cui ci si scontra quando si attua la riconversione in termini di legalità di attività economiche, che molto spesso operano al di fuori del mercato. Quanto più operano in un contesto di illegalità tanto più è difficile riconvertirla in un’attività lecita.
Soprattutto se non si agisce anche sulla mentalità della popolazione del territorio. Esattamente.
5. Quali
sono, mediamente, le tempistiche che vi necessitano per indagini di questo
tipo? Quali sono le principali difficoltà che si incontrano?
Sono
attività di indagini molto complesse, per le quali si va avanti almeno per un
anno e mezzo, due anni, che sono necessari per raccogliere i cosiddetti
elementi indiziari. Le difficoltà sono tante perché, operando in un settore che
ha l’apparenza del formalmente lecito, non è sempre facile andare a distinguere
quello che è lecito da quello che non lo è. Per quanto possano essere evoluti
gli strumenti di indagine (intercettazioni, captazioni di conversazioni, etc.)
devono essere effettuati anche tutta una serie di accertamenti di natura
patrimoniale, per ricostruire i canali di investimento, ricostruzioni
societarie. Sono delle attività molto complesse e le fonti di prova sono molto
articolate: si va dall’attività di controllo e pedinamento, posto in essere
dalla polizia giudiziaria, alle prove di carattere tecnico, come l’analisi dei
bilanci di queste società.
6. Capito
il ruolo di queste attività, quindi anche come “presidio” per il controllo del territorio,
è stato riscontrato un atteggiamento spregiudicato nella conduzione di attività
di centri scommesse (e simili) o no? Un loro utilizzo come basi e luoghi di
incontro oppure avete riscontrato una certa “professionalità” nell’uso degli
spazi e dell’attività stessa?
Più
la seconda. Difficilmente queste attività vengono utilizzate come basi e luoghi
di incontro, perché questo finirebbe per attirare l’attenzione dell’autorità
giudiziaria o della polizia giudiziaria e, trattandosi di attività che viene
svolta sotto il rilascio di una concessione pubblica, formalmente risulta
essere tutto in regola con un’apparenza di legalità. La difficoltà è andare
oltre questo schermo iniziale e verificare se, accanto a questo, vi siano
circuiti di scommesse illegali o clandestine, che molto spesso doppiano e si
sovrappongono all’attività legale che fungono da secondo canale di
approvvigionamento.
Un’attività molto subdola. Ed anche sofisticata!