PAOLO
GIACCONE, UN EROE NORMALE
L’uomo
Paolo
Giaccone nacque a Palermo il 21 marzo 1929 da Antonio e da Camilla
Rizzuti. Il padre era medico, primario di ostetricia e ginecologia
all’ospedale di Palermo; anche il nonno e il bisnonno erano stati
medici: il primo medico condotto e ufficiale sanitario a Bisacquino,
il secondo a Caltabellotta.
Frequentò
l’Istituto Gonzaga dalla prima elementare fino alla maturità
classica, mostrando spiccati interessi per le materie scientifiche,
ma eccellendo anche in quelle umanistiche. Conosceva e padroneggiava
altresì l’inglese, il francese e il tedesco. L’attività
educativa dei padri gesuiti che guidò e accompagnò la sua
formazione culturale ed umana al Gonzaga, durante i 13 anni degli
studi, ha sicuramente promosso ed esaltato i sentimenti, insiti nel
giovane Paolo, di bontà, solidarietà umana e sociale, altruismo e
generosità.
Ebbe
numerosi e vari interessi: praticò la scherma, amava dipingere e
fare specialmente caricature, soprattutto dei suoi compagni di
classe, scriveva anche poesie. La più grande passione fu, però, la
musica, che studiò, per cinque anni, al Conservatorio Bellini di
Palermo. Si interessò anche di filatelia e di ornitologia.
Conseguì
la maturità classica nel 1947 e si iscrisse alla facoltà di
medicina dell’Università di Palermo. Dal terzo anno in poi
frequentò l’Istituto di Medicina legale, diretto dal famoso
professore Ideale Del Carpio. Dopo sei anni, nel 1953, si laureò con
il massimo dei voti e la lode, con una tesi in ematologia forense, la
disciplina che tanto lo appassionò e coinvolse.
Subito
dopo la laurea, si recò a Parigi, dove frequentò importanti
laboratori scientifici.
Sposò
Rosetta Prestinicola, dalla quale ebbe 4 figli: Camilla, Antonino,
Amalia e Paola, ai quali era legatissimo e che amava teneramente.
Insieme
al professore Del Carpio, fu ideatore e fondatore del centro trasfusionale dell’Avis, l’associazione dei donatori volontari di
sangue.
Il professionista
La
sua carriera accademica si svolse nell’ambito della medicina
legale, dove rivelò straordinaria competenza, rigore scientifico e
altissima professionalità.
Fu
incaricato di antropologia criminale, titolare di medicina legale a
Giurisprudenza, professore di ruolo di medicina legale nella facoltà
di Medicina dell’ateneo palermitano.
Si
interessò di balistica, tossicologia ed ematologia forense,
criminologia, tanatologia, analisi dei “guanti di paraffina”. Per
tali competenze, fu per numerosissimi anni consulente della
magistratura e delle istituzioni dello Stato. Gli furono affidate le
perizie e le autopsie su personaggi illustri, uccisi dalla
criminalità organizzata mafiosa, come il presidente della Regione
siciliana Piersanti Mattarella, l’onorevole Michele Reina, il
colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo, il capitano Emanuele
Basile, il procuratore Gaetano Costa, il giudice Cesare Terranova, il
maresciallo Lenin Mancuso, il giornalista Mario Francese.
La
causa dell’assassinio
Il Tribunale di
Palermo aveva incaricato il professor Giaccone di compiere una
perizia su un’impronta digitale trovata sull’auto di alcuni
mafiosi che, nel dicembre del 1981, avevano fatto una strage, con
quattro morti, a Bagheria. L’impronta
risultò essere di un killer della cosca di Corso dei Mille di
Palermo, Giuseppe Marchese, ed era l’unica prova che poteva
incastrare l’assassino.
Il
medico ricevette delle pressioni perché “modificasse” le
conclusioni della perizia dattiloscopica. Giaccone non ascoltò
nessun “invito” e non si lasciò intimidire da alcuna minaccia.
Egli affermò che senza ombra di dubbio l’impronta digitale
apparteneva a Giuseppe Marchese e il killer fu condannato
all'ergastolo.
Per le minacce a Paolo Giaccone fu arrestato anche un avvocato che,
al telefono, lo avrebbe invitato a cambiare i risultati della perizia
dattiloscopica.
L’assassinio
Paolo
Giaccone fu ucciso in un agguato nei viali del Policlinico di
Palermo, poco dopo le otto del mattino dell’11 agosto 1982, dopo
avere posteggiato la sua autovettura dinnanzi all’Istituto di
Medicina legale, che dirigeva. In
seguito, il pentito Vincenzo
Sinagra rivelò i dettagli del delitto, incolpando Salvatore
Rotolo di essere stato l’esecutore materiale e venne condannato
all'ergastolo al primo maxiprocesso a Cosa
Nostra,
come mandanti furono indicati Totò Riina, Bernardo Provenzano,
Francesco Madonia, Michele Greco ed altri.
L’assassinio
precede di alcuni giorni la strage di via Isidoro Carini, avvenuta il
3 settembre, dove avrebbero perso la vita il generale Carlo Alberto
Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico
Russo.
Il
Policlinico di Palermo è oggi intitolato a Paolo Giaccone
Il
ricordo della figlia, Milly Giaccone
Dovevo
esserci anch'io quel mattino. Ogni giorno insieme da casa
all'Ospedale, verso il nostro lavoro così diverso eppure uguale
negli intenti: tu Professore con i tuoi studi, il tuo laboratorio,
con le tue analisi, ed io studentessa in Medicina. Io non c'ero. Meno
male? Per quello che ho passato in questi anni direi che sarebbe
stato meglio finirla quel caldo giorno accanto a te, insieme come
eravamo vissuti. Ma se guardo gli occhi profondi dei miei figli dico
che, forse, è giusto che abbia passato la soglia del dolore, che
l'ansia e l'angoscia mi abbiano rapita la vita per lungo tempo. Non
esiste controprova, comunque. Ho sempre cercato di immaginare quello
che era accaduto nel vialetto alberato, tra le auto posteggiate e
sull'asfalto caldo che accolse il tuo corpo. Quei due che
attendevano il tuo arrivo... il "palo" fuori dall'Ospedale
dentro una 126. Le otto e un quarto. Posteggi l'auto, ti avvii al tuo
giorno... ti avvicinano, forse ti chiamano, e sparano con due
pistole... due proiettili alla tua sinistra... cadi su quel lato e...
dopo... un altro colpo alla tua destra. Crolli sull'asfalto e con te
cade il tuo mondo, il nostro mondo. E' tutto finito. Gli assassini
fuggono, scavalcano il muro di cinta dell'Ospedale... vengono visti
su una potente moto, uno di loro ha una smorfia di riso sulle labbra.
Al primo uomo che ti soccorre, qualcuno con un camice bianco dice: "
E' il Professore Giaccone". Poi gli assassini vanno ancora ad
ammazzare.
E'
tutto qui il tuo giorno di morte. Essere stata assente in quel
momento... è stato il mio incubo. Quando ti hanno ricomposto nella
bara, dicendomi (per pietà) che non avevi subito autopsia, ti ho
guardato, gridando col pensiero: "Basta! Non scherzare più!"
E il freddo mi avvolge... Mi chino per baciarti la fronte, ed il
freddo mi avvolge le membra, il cuore, il cervello e la vita... La
sensazione del dolore la provai in quel momento: è freddo, il
dolore, avvolgente... Come un ragno che trattiene l'insetto nella
ragnatela, così il dolore ha avvolto il mio animo. Da quel momento
ho capito che non eri più accanto a me...
Il
ricordo dell’amico Piero Terzo
Il Policlinico di
Palermo è oggi intitolato a Paolo Giaccone, medico coraggioso che
non si piegò alla violenza dei vili boss mafiosi.
Un aspetto della
sua vita, noto a pochi, per ricordare un caro amico.
Era il 1970 quando
ci incontrammo presso il Centro Trasfusionale AVIS che il prof.
Ideale Del Carpio, assieme al prof. Giaccone, aveva creato nel 1963
presso l’Istituto di Medicina Legale e che era sotto la direzione
di quest’Ultimo. Direzione condotta con disinteressato Amore. AMORE
verso l’AVIS, AMORE verso gli altri. Questo l’aspetto più
significativo della Sua figura di uomo. Fui invitato, in qualità di
socio, a partecipare all’Assemblea annuale dell’AVIS. Ci
presentammo in quattro con il sottoscritto. Il prof. Giaccone
dichiarata aperta l’assemblea in seconda convocazione, ci relazionò
brevemente sulle cause dell’esiguità del numero di donatori –
non ultima la mancanza di organizzazione – e ci pose quindi un solo
quesito: sciogliere la sede AVIS di Palermo o rifondarla
rimboccandoci le maniche. Ci guardammo negli occhi ed optammo per la
seconda soluzione. Primo fra tutti però c’era Lui, Paolo Giaccone:
ci ospitava ogni settimana presso il suo studio professionale, e
assieme, assiduamente, si cominciò a riorganizzare l’Associazione.
Così diventammo amici. All’assemblea dell’anno successivo
eravamo presenti già più di cinquanta soci.
Pur essendo uomo e
professionista affermato, non aveva nulla di scostante, era semplice,
affabile ma soprattutto Amico. Infine l’onestà. Da tutti
unanimemente attestata, adamantina, che costituiva una certezza
incrollabile per le Sue perizie medico-legali. Per questo è stato
ucciso, ma chi ne ha decretato la fine non sapeva che avrebbe privato
gli ammalati negli Ospedali e l’AVIS di una persona capace, che
operava per una maggiore disponibilità di sangue per tutti, e per
una più qualificata presenza del Centro Trasfusionale all’interno
del Policlinico.
53 anni, Medaglia
d’Oro AVIS con 56 donazioni (l’ultima una settimana prima
dell’assassinio), aveva coinvolto alla donazione la moglie e la
figlia Milly, la maggiore di quattro. Come non ricordare la gioia e
la commozione quando aveva voluto Lui stesso, nella qualità di
Presidente Regionale, consegnarle la medaglia di bronzo.
Presidente della
Comunale fino a quando, nel 1981, non fu designato all’unanimità a
dirigere l’AVIS in Sicilia. Sotto la Sua presidenza era stata
formulata dal Consiglio Direttivo una proposta di piano sangue che
era già stata diffusa, e costituiva una base proficua di
discussione. Altre iniziative erano state ideate per rilanciare
l’AVIS – e le altre associazioni di donatori in Sicilia –
conferendole maggiore consapevolezza del ruolo da svolgere nel
moderno Servizio Sanitario.
Ricoprivo la carica
di Presidente dell’AVIS Comunale di Palermo e quell’11 agosto
dell’1982 ricevetti una telefonata che mi informava dell’orribile
fatto: fui tra i primi ad arrivare al Policlinico, riuscendo a
vederlo, per l’ultima volta.
La
testimonianza dell’amico Aldo Pinelli
Eravamo
stati insieme solo due giorni prima della sua tragica scomparsa.
Avevamo
parlato a lungo del “Dono del Sangue”, del contributo decisivo
che le due Associazioni palermitane avevano dato per la lotta al
mercato nero, delle speranze per un migliore supporto legislativo
nazionale e regionale, volto a consentire lo sviluppo dello spirito
associativo, e ad assicurare adeguati mezzi economici per l’attività
delle stesse associazioni.
Avevamo
anche commentato la facile proliferazione di Associazioni in zone ove
sarebbe stata più giustificata l’esistenza di una Sezione
associativa.
Non
esistevano, fra noi, punti di contrasto, non potevano esisterne.
In
tutti i suoi discorsi si intravvedeva la sua alta sensibilità ai
problemi umani e sociali, la sua indiscussa correttezza, la sua
linearità.
Aveva
dedicato anni della sua vita allo sviluppo della “coscienza
trasfusionale”, conciliando questa attività con il suo alto
magistero di docente universitario che poneva la sua alta complessa
preparazione al servizio della giustizia quale esperto di medicina
legale.
Non
riuscivo a credere che un uomo, che aveva dedicato la sua vita allo
studio, alla professione e che, attraverso l’attività associativa
AVIS, aveva contribuito a tutelare e salvare tante ignote vite umane,
potesse essere preso di mira, per avere adempiuto, nel senso più
onesto, il proprio dovere.
Eppure,
Egli era là, ormai immobile, e nel suo viso si intravvedeva la
serenità dell’Uomo vissuto nel rispetto di quei principi etici,
troppo spesso disattesi da chi non sa ispirarsi ai più alti e
significativi canoni della cristianità.
Centro
Studi Paolo Giaccone
Il
" Centro Studi Paolo Giaccone" è stato costituito in data
14 giugno 2012 (Registrato a Palermo in data 28 giugno 2012 al numero
8883 serie 3/A Agenzia delle entrate - Direzione Prov.le Palermo -
U.T. PA 1 ), per onorare la memoria e mantenere vivo il ricordo del
medico legale prof. Paolo Giaccone (21.03.1929 - 11.08.1982).
Gli
scopi sono:
- promuovere iniziative per contrastare la devianza mafiosa e le altre forme di illegalità e il rischio di emarginazione sociale, in specie tramite attività, pubblicazioni e percorsi didattici rivolti a scuole di ogni ordine e grado, Università, scuole carcerarie, centri di giustizia anche minorili e servizi sociali connessi;
- sviluppare la cultura antimafia anche promovendo analisi e ricerche per diffondere la conoscenza dei fenomeni mafioso/criminali e di devianza, in tutte le loro manifestazioni e le azioni di contrasto sviluppate dallo Stato e dalla società civile;
- organizzare dibattiti, seminari di studi, convegni, curare pubblicazioni ed altre manifestazioni;
- sostenere inoltre ogni altra attività in linea con gli obiettivi statutari anche in concerto con altre Istituzioni.
Agnese
Borsellino: una socia onoraria “speciale”
Il presidente del Centro Studi Paolo Giaccone ha ricevuto, il 5
novembre, la lettera della signora Agnese Borsellino che ha accettato
la nomina di socio onorario dell’omonimo Centro. “Per noi è una
grande soddisfazione”, ha dichiarato il dott. Luigi Furitano, “sono
lusingato dalle parole scritte nella lettera della signora
Borsellino”. Riportiamo di seguito il testo integrale della missiva
firmata dalla vedova di Paolo Borsellino.
Sono orgogliosa di aver ricevuto la carica di Socio Onorario del
Centro Studi Paolo Giaccone.
Ringrazio per questo particolare riconoscimento che mi è stato conferito sia come vedova di Paolo Borsellino, sia per la mia persona.
Ringrazio per questo particolare riconoscimento che mi è stato conferito sia come vedova di Paolo Borsellino, sia per la mia persona.
Il Centro Studi è una realtà molto prestigiosa con la finalità di
eternare nella memoria di tutti il sacrificio del Prof. Giaccone,
professionista integerrimo e di alto profilo morale, il cui destino è
unito a quello di mio marito. A loro è stata sottratta la vita
per aver adempiuto al proprio dovere. Abbiamo noi sopravvissuti il
compito di non disperdere questa triste ma indispensabile memoria,
patrimonio di tutti gli Italiani.
Con devozione e gratitudine
Agnese Borsellino
Riportiamo,
di seguito, quello che per noi è un testamento
etico di Paolo
Giaccone, che ci piace condividere e far conoscere, espressione
dell’altissima levatura morale e dello spiccato senso del dovere,
nonché della sua straordinaria professionalità, dichiarati e
vissuti fino al sacrificio estremo.
a cura di
Angela Caruso